PAPER MOONLIT
Legge 48 dell' 8 Febbraio 1948 uscita nella Gazzetta Ufficiale n.47 del 20 Agosto 1948
Si parte dall'assioma secondo il quale, più che circolare con la normativa, dovrebbe ritagliarsi la nicchia quel buon senso non scritto dentro le spaziose fronti alla Frankenstein. Quelle dove, anziché affollati pensieri, albergano... folate di Alisei nella Galleria del vento per "macchinose monoposto". Daremo il via, dunque, al semplice "enunciato" che però deve avvalersi della stocastica "dimostrazione". Noi, abitanti onorari di Lilliput, nonché pigmei bonsai del Borneo Sub Equatoriale, tenteremo la ciclopica impresa di confutare il noto teorema di Archimede.
Per doveroso rispetto è utile precisare che il riferimento non è rivolto all'immenso matematico siracusano, bensì risulta circoscritto al pitagorico di Disney, quello con il cappellino a cucù. Il suo "Eureka" deduce, mediante ragionamenti da postulati, proprietà non intuibili altrimenti senza l'utilizzo delle riflessioni di specchi ustori.
Ne consegue il corollario che si veste d'incontrovertibile ufficialità. Ebbene, qui sosterremo la tesi contraria, ribaltando la geometria euclidea. Infatti, i "quadrati" costruiti
non sull'ipotenusa, ma sui cateti, formano ottusangoli, i precursori del Grande Fratello. Da ciò deriva che il termine "ottuso" risulta essere ben maggiore di quello "retto" sebbene presenti scarsa "acutezza" e rimanga persino minore dell'angolo "piatto"! L'apparente paradosso rappresenta la non mera eccezione che conferma la regola di coloro i quali, per una questione di puntiglio, stazionano perennemente sulla linea di partenza. Si dovrebbero dedurre, dalla ben nota regola di Ruffini, i coefficienti del quoziente, ma in realtà l'esponente più che un otto è un doppio zero coricato - non nel senso dell'infinito - almeno per alcuni.
Vale a dire quelli che, alzando il pomello della radio, si acculturano con il... "volume". Soggetti che, piuttosto di nutrire l'intelletto con i profondi pensieri del maitre à penser Bacon, alimentano in realtà il sacco del fondo esofago tramite la pancetta affumicata anglosassone. Essi proseguono, confusi nel menù, scambiando Farinata degli Uberti e i Da Polenta danteschi.
Il tutto sfumato con il Blanc de Blancs di Pier delle Vignette Riserva Inferno. Sapienti Master Chef così da "Treccani" che confondono la spezia "Ariosto" con l'autore dell'Orlando furioso e il Pollaiolo pittore quale sottomarca del concorrente Francesco Amadori. Tanto, non il lardo di Colonnata, ma i libri risultano merce e merce indigesta, confusamente scambiati per articoli propagati dalla Colonna Infame, gli untori della peste di Milano nel 1630.
Tutta questa prolissa premessa per introdurre un argomento scottante quanto l'annosa dissertazione tra i vocaboli rivista, intesa come pubblicazione periodica (Rivisited, vergava il mio antenato Giovanni Ruffini ne Il Dottor Antonio) e il quotidiano. Obbligatoriamente, quello sì, fresco di giornata, quanto l'energico cocco della gallina Cesira delle strisce di Silvester! Una volta appurata la sostanziale differenza, non dovrebbero più persistere amletici dubbi sulla data di scadenza. Ma qui, casca il famoso Asino di Buridano e pure il "bardotto" che non è, aldilà dello sport, sempre sinonimo di luogo erudito.
Difatti, in quel santuario laico, puoi fare l'incontro di campioni refrattari alla sala parto delle creature di stampa. Ormai, visto e considerato l'editoriale dell'attempato, prossimo al valico della quarta età, non si può abbozzare altro che il suo tempo è troppo ridotto per fornire un ulteriore spiegazione tra differita e diretta. Del resto, al cretino fosforescente come lo definiva D'Annunzio, non bastano 220 Volts per essere neon illuminati sulla diversità dei compiti di codici coevi e chi, invece, si occupa di cronaca pur nobile, ma più spicciola.
A lui non sarebbe sufficiente neppure una frazione d'Eternità per riuscire a fare intuire cosa potrebbe rappresentare una sudata ricerca, magari anche tra scaffali di amanuensi in equilibrio instabile, durante certe notti da Ligabue. "Le ore", che certuni attenti lettori si riservano, sono dedicate al lusinghiero giornale scandalistico ove poca melodia ha da spartire con altre ore, sebbene non appartengano all'esimio Maestro Ponchielli.
L'anello mancante di Darwin, qui, otterrebbe un sei più per incoraggiamento e fedeltà come ripetente nel corso didattico del tutor Manzi, quello della trasmissione televisiva "Non è mai troppo tardi"!
Comunque, molto meno indaginoso sarebbe, almeno per uno di loro, ottenere una laurea a corso breve in Albania dove il Trota diventa un pesce d'alto bordo con l'elettrizzante online "Meglio tardi che mai". Tanto più che, sia per le "spalle" quanto i "piedi", gli elzeviri altro non sono che "fondi", scampoli di chi non ha la stoffa. Da tirare, sciaguratamente, a sorte nel gioco delle carte. I.N.R.I. docet...
Tra incunabili, non si cucina il "doppio brodo star".