C'ERA UNA VOLTA

Dagli albori alla civiltà

Questa spartana prolusione di semplice appassionato e non nel ruolo di accademico docente che non mi appartiene, desidera in misura totalmente insufficiente tributare l’omaggio ai nostri aristocratici quanto nobili compagni di vita.


A prima svista il modesto nonchè umile libellus potrebbe apparire come un irriverente ritratto ironico che mette alla berlina alcuni comportamenti, certe volte, assimilabili a noi umani.


Tuttavia, appena aggiustiamo il tiro e ci addentriamo in questo meraviglioso universo, non si fa fatica ad apprendere come la distanza da colmare tra I due mondi sia, a dir poco, siderale.


A tutto vantaggio delle nostre sorelle e fratelli pelosetti. Mi piace la definizione trovata da qualcuno che considera tali esseri come un immenso cuore circondato dal morbido manto.


Intanto sono agnostici sul significato nefasto di cupidigia e non mi sembra cosa di poco conto. Inoltre dimostrano di possedere un’intelligenza sovente sconosciuta al cosiddetto homo sapiens, titolare di un istinto ancora troppo primordiale.


In fondo, l’uomo moderno non ha sostituito la rozza clava con il sapiente computer? Percorrendo a ritroso come i gamberi, mentre si riavvolge piano piano la bobina del film della nostra esistenza, potremo scorgere in filigrana quanto palese sia l’evoluzione tra due pianeti in parallelo.


Ecco spiegato il tentativo e la motivazione per i quali intendimento ultimo é lo spezzare la lancia a favore dei nostri irrinunciabili amici che circondiamo sempre d’amore e affetto i travagliati giorni di tutti noi.


Eppure, quante volte riserviamo loro copiosi maltrattamenti di una rabbia repressa e sfoghi vergognosi. Quanto caparbi sono i difetti e fiacchi I pentimenti, tanto per citare Baudelaire…


In compenso, per tacitare le coscienze, in maniera autoreferenziale nell’impropria osservanza che ci contraddistingue ricorriamo alla confortevole locuzione: “Hanno lo sguardo umano!”. Quasi un ossimoro… nossignori, mai fu proferita abnorme eresia dall’autentico spregiudicato homo homini lupus, il non ravveduto lupo di Gubbio di San Francesco.


“Attenti al lupo”, leit-motiv di Dalla conferma la metafora di chi sia l’ indiscutibile sciacallo. Ovviamente la summenzionata dissertazione va indirizzata a quei crudeli Zampanó che abbandonano l’indifesa Gelsomina nella strada felliniana in nome di un’irrinunciabile vacanza al mare, in montagna o ai laghi.


Inservibili fastidiosi giocattoli di peluche traditi dai trenta siclari d’argento dei vari Iscariota. Si confonde la lupa dantesca, peccaminoso emblema della cupidigia, piuttosto che quella capitolina, madre adottiva di Remo e Romolo.


Perché rappresentare il lupo cattivo quale allegoria della malvagità come l’Ezechiele di Disney quando, in realtà, siamo noi i maggiori consumatori di porcellini?


Senza contare, poi, della sanguinaria e spietata procedure che dovrebbe vietare le bastonate per l’uccisione invece dei più misericordiosi elettrodi applicati alle tempie. A costo di apparire impopolare il popolare tifo sportivo si indirizza a Willy il Coyote e non verso Beep Beep.


Di piú… nell’arena spagnola il mio fan è il toro vittima, non il picador proditorio. Giá qualcuno propugnava che “… fu necessaria la civilizzazione dell’uomo in rapporto all’uomo,in seguito è indispensabile quella dell’umano verso gli animali”.


Ancora: "la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui si trattano gli animali” sostiene certo Verrecchia nel suo Diario del Gran Paradiso. Falsi profeti, fieri paladini che, menzonieri invocano i diritti per gli animali, salvo poi indossare maschere pirandelliame e travestimenti da Teatro No^ Kabuki.


Il riferimento a esperimenti sadici appare qui, fin troppo evidente. Ci siamo dilungati troppo nella prolissità, quindi riportiamo su binari scientifici l’insostituibile lietezza che trasmettono gli straordinari confidenti presenti nella nostra realtà, spesso avara di sinceri sentimenti.


Allora, introduciamo le benefiche virtù che infondono con la Pet Therapy i nostri straordinari confratelli.